La Libreria Toletta compie 80 anni
Famiglia di analfabeti, eppure, dopo aver frequentato fino alla terza elementare appena fu in grado si mise a studiare privatamente fino ad arrivare ad avere un diploma. E la sua smisurata passione per i libri lo portò quindi ad aprire a Venezia quella che ancora oggi è una delle librerie più amata da tutti: la Toletta.



Stiamo parlando di Angelo Pelizzato, classe 1903 che dopo la crisi del '29, stufo di lavorare sotto padrone, prese tutti suoi libri e aprì un banchetto. Nel settembre del 1933 apriva la libreria dell'usato del mercato scolastico facendosi strada tra la concorrenza. Oggi a portare avanti la tradizione di famiglia, il nipote Giovanni che quest'anno festeggia ben 80 anni di attività del negozio.
Un grande amore per la lettura quella di tuo nonno senza che nessuno gliela avesse tramandata. Cosa ci puoi ancora raccontare?
“Ci sono tanti aneddoti curiosi legati a lui, come quella volta in cui, erano i primi anni '50, si accorse che ad un vocabolario di latino mancava una pagina, così mise in bacheca un annuncio per trovarla. Poco dopo si accorse che aveva fatto un errore madornale: arrivavano gli studenti con la pagina strappata dal libro di scuola o di casa!
Oppure di come dopo l'8 settembre del '43 durante la Resistenza, mio nonno che era fedele al partito comunista, nascondeva le armi dei partigiani dentro dei libri finti.”
Com'è cambiata quindi la libreria nel tempo.
“Negli anni '70 abbiamo abbandonato l'usato e i libri scolastici e ci siamo concentrati sul centro catalogo, quindi dando spazio non alle novità più appetibili ma quelle ad alto tasso culturale.”
La Toletta ha anche uno spazio dedicato a testi di architettura, design e progettazione e all'arte e alla fotografia, organizza eventi culturali e dal 2008 è anche casa editrice.
E novità, la prossima primavera al suo interno verrà inaugurato un caffè letterario.
E per concludere Giovanni ci racconta quest'episodio divertente accadutogli qualche anno fa in occasione della presentazione di un libro per mano del regista Tinto Brass.
“Mi raccontò che da giovane quando era studente del Cavanis, portava a mio nonno dei libri bellissimi da vendere, finché un giorno il padre di Tinto passando davanti la libreria si accorse che quello che era in vetrina era suo. Chieste spiegazioni al nonno, tornò a casa a chiedere perché gli rubasse i libri per rivenderli ed il giovane Tinto rispose che gli servivano soldi per andare in casin!”

Elena Magro